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Tempo non fatturabile

Tempo non fatturabile

Definizione e origine del termine

Il termine Tempo non fatturabile indica il tempo impiegato dai collaboratori che, nell’ambito della loro attività professionale, non può essere addebitato direttamente a clienti, mandanti o committenti esterni. Al contrario, rispetto al tempo fatturabile questo tempo, quindi, non viene fatturato direttamente. Esempi tipici di tempo non fatturabile sono riunioni interne, corsi di aggiornamento, compiti amministrativi o attività organizzative generali.

L’origine di questo termine si trova soprattutto nelle aziende di servizi, ad esempio negli studi legali o nelle società di consulenza. In queste realtà il tempo di lavoro dei collaboratori viene tradizionalmente suddiviso in tempo fatturabile e non fatturabile, al fine di misurare e gestire meglio l’efficienza, l’economicità e il contributo al successo aziendale.

Importanza nel contesto di studi legali o imprese

Influenza sulla retribuzione

La distinzione tra tempo fatturabile e non fatturabile riveste un ruolo essenziale nella struttura retributiva di molti studi legali e aziende. Spesso vengono fissati obiettivi per il tempo fatturabile, in quanto questo contribuisce direttamente alla generazione di ricavi. I collaboratori che raggiungono una percentuale maggiore di tempo fatturabile possono spesso ricevere componenti retributive basate sulle prestazioni o premi aggiuntivi.

Valutazione delle prestazioni

Il tempo non fatturabile è rilevante anche per le valutazioni delle prestazioni. Un rapporto equilibrato tra tempo fatturabile e non fatturabile indica quanto efficientemente i collaboratori soddisfino le aspettative della loro posizione. Le aziende prestano attenzione a che il tempo non fatturabile venga impiegato in modo produttivo e nell’interesse dell’intera organizzazione. Un’eccessiva quota di tempo non fatturabile può essere interpretata come segnale di scarsa efficienza o di organizzazione subottimale del lavoro. Tuttavia, una certa quota di tale tempo è indispensabile per la garanzia della qualità e il rispetto degli standard interni.

Sviluppo della carriera

Per il percorso professionale individuale, il rapporto tra le diverse tipologie di tempo può essere significativo. Chi dimostra costantemente una quota elevata di tempo fatturabile viene spesso percepito come particolarmente performante. Tuttavia, anche la qualità del lavoro svolto nel tempo non fatturabile – ad esempio l’impegno in progetti interni o attività formative – gioca un ruolo nelle opportunità di crescita professionale.

Condizioni quadro: standard giuridici, organizzativi e di mercato

Requisiti legali

Non esistono prescrizioni di legge specifiche per la rilevazione o la gestione del tempo non fatturabile. La raccolta e la categorizzazione avvengono nell’ambito delle direttive interne e sono spesso determinate dalla struttura e dalla dimensione dell’azienda. Tuttavia, le leggi sull’orario di lavoro, le normative sulla protezione dei dati e le direttive interne devono essere sempre rispettate nella documentazione dei tempi di lavoro.

Standard organizzativi

La chiara distinzione tra tempo fatturabile e non fatturabile è ben consolidata in molte aziende. Di norma vengono utilizzate soluzioni software specifiche o sistemi di rilevazione del tempo per garantire trasparenza e tracciabilità. La rilevazione del tempo non fatturabile non serve solo al controllo della performance individuale, ma anche all’ottimizzazione dei processi e dell’allocazione delle risorse.

Prassi di mercato

Nel confronto settoriale esistono differenze nella gestione e ponderazione del tempo non fatturabile. Mentre, ad esempio, nei grandi studi internazionali vengono fissati obiettivi dettagliati per entrambe le tipologie di tempo, nelle realtà più piccole l’approccio è spesso più flessibile. In generale vale: quanto più trasparente e tracciabile è il rilevamento, tanto maggiore è il potenziale di ottimizzazione e correttezza nella valutazione delle prestazioni.

Influenza sui percorsi e sulle opportunità di sviluppo professionale

Significato per chi è all’inizio della carriera

Per i neoinseriti, inizialmente le aspettative riguardo la suddivisione fra tempo fatturabile e non fatturabile sono spesso più basse. Apprendimento dei processi interni, formazione e partecipazione a corsi sono generalmente considerati tempo non fatturabile e vengono visti dalle aziende come un investimento necessario nello sviluppo.

Sviluppo a lungo termine

Con l’aumentare dell’esperienza, ci si aspetta dai collaboratori che esprimano il loro contributo al successo aziendale anche tramite l’aumento del tempo fatturabile. Contemporaneamente, si aprono opportunità per assumersi responsabilità in progetti interni, attività di scambio di conoscenze o gestione di incarichi, attività che spesso rientrano tra il tempo non fatturabile e che creano una fiducia duratura nelle proprie competenze.

Vantaggi, svantaggi e punti di discussione tipici

Vantaggi

  • Garanzia della qualità: Il tempo dedicato a consultazioni interne, formazione e sviluppo favorisce nel lungo termine la qualità del lavoro e degli incarichi.
  • Sviluppo del team: La partecipazione a progetti interni o corsi rafforza la collaborazione e la capacità d’innovazione.
  • Sviluppo individuale: Il tempo non fatturabile consente di sviluppare competenze oltre l’attività ordinaria e di emergere professionalmente.

Svantaggi

  • Pressione sulla produttività: Una quota elevata di tempo non fatturabile può influire negativamente sulla valutazione delle prestazioni e generare pressione.
  • Redditività: Le aziende devono prestare attenzione affinché il tempo non fatturabile sia proporzionato, per mantenere la redditività.
  • Valutazione poco chiara: Il valore delle attività interne talvolta viene considerato meno rispetto al contributo diretto alla generazione di ricavi.

Punti di discussione

  • Obiettivi adeguati: Quale dovrebbe essere la percentuale massima di tempo non fatturabile?
  • Valutazione equa: Come viene riconosciuta la prestazione nel tempo non fatturabile al pari di quella delle attività fatturabili?
  • Trasparenza: In che misura una gestione aperta delle diverse tipologie di tempo è vantaggiosa per la motivazione e il clima aziendale?

Esempi pratici e scenari applicativi

Esempio 1: Formazione interna

Un associate partecipa a una formazione di un’intera giornata su una nuova tematica legislativa. Poiché questo tempo serve all’approfondimento delle proprie conoscenze e alla garanzia della qualità, ma non può essere attribuito direttamente a un incarico, viene registrato come non fatturabile.

Esempio 2: Partecipazione a riunioni del team

Le riunioni interne settimanali per il coordinamento del team o la pianificazione di progetti comuni sono generalmente registrate come tempo non fatturabile, in quanto dedicate all’organizzazione interna.

Esempio 3: Compiti amministrativi

La redazione di report interni, la gestione della rilevazione dei tempi o il coordinamento con il reparto risorse umane – a meno che non riguardino uno specifico incarico – sono considerati tempo non fatturabile.

Domande frequenti (FAQ)

Cosa si intende per tempo non fatturabile?

Il tempo non fatturabile comprende tipicamente riunioni interne, formazione, mentoring, inserimento, attività amministrative e partecipazione a progetti interni dell’azienda.

Come viene rilevato il tempo non fatturabile?

La rilevazione avviene di norma tramite sistemi elettronici di registrazione del tempo, in cui le attività vengono categorizzate in modo specifico e attribuite ai rispettivi progetti o incarichi, oppure alla categoria “interno”.

Una quota elevata di tempo non fatturabile è negativa?

Non necessariamente. Soprattutto durante la fase di inserimento o in caso di assunzione di responsabilità interne, una certa percentuale può essere raccomandabile e necessaria. Tuttavia, nel lungo termine, l’aumento dell’efficienza resta un obiettivo centrale.

Il tempo non fatturabile influisce su stipendio e opportunità di carriera?

Viene preso in considerazione insieme al tempo fatturabile. Un utilizzo equilibrato e sensato di entrambe le tipologie di tempo può avere effetti positivi sulle possibilità di sviluppo, benché il focus nel medio-lungo termine sia solitamente sull’aumento delle ore fatturabili.

È possibile ridurre il tempo non fatturabile?

Tramite flussi di lavoro ottimizzati, una pianificazione mirata e una consapevole priorità delle attività interne, la quota di questi tempi può essere ridotta. Tuttavia, una certa parte resta sempre necessaria per la qualità, il lavoro di squadra e lo sviluppo.


Sintesi:
Il tempo non fatturabile è una componente stabile del moderno mondo del lavoro nelle aziende orientate ai servizi e contribuisce alla garanzia della qualità, allo sviluppo interno e al mantenimento di processi di lavoro efficienti. Un’attenta gestione delle sue caratteristiche è la chiave per una valutazione equa delle prestazioni e per uno sviluppo personale di successo.

Domande frequenti

Quali obblighi giuslavoristici si applicano in relazione al tempo non fatturabile?

Il tempo non fatturabile si riferisce ai periodi lavorativi durante i quali i dipendenti o i prestatori di servizi, pur svolgendo attività soggette al diritto del lavoro, non possono dichiarare tali ore come prestazioni fatturabili ai clienti. Dal punto di vista giuslavoristico, occorre distinguere tra il diritto alla retribuzione verso il datore di lavoro e la fatturazione al cliente. Ai sensi del § 611a BGB, tra datore e lavoratore sussiste il diritto alla retribuzione di tutte le prestazioni lavorative pattuite, indipendentemente dal fatto che tali ore siano fatturabili al cliente. Attività interne come riunioni, corsi, coordinamenti o tempi di attesa dovuti a inattività sono spesso considerate, dal punto di vista giuslavoristico, come orario di lavoro e quindi regolarmente retribuite. I datori di lavoro sono tenuti a remunerare i periodi durante i quali i lavoratori sono a disposizione secondo contratto, anche se tali periodi non sono fatturabili all’esterno. Al fine di rispettare la legge sul salario minimo (MiLoG), il datore di lavoro deve prestare attenzione anche al tempo non fatturabile, per evitare che l’orario medio di lavoro comporti una violazione del salario minimo. Un’eccezione giuridica esiste solo nei casi in cui si tratti di pause o di periodi non considerati orario di lavoro ai sensi dell’ArbZG.

Come incide il tempo non fatturabile sulla rilevazione degli orari di lavoro secondo il diritto tedesco?

Secondo la giurisprudenza attuale della Corte federale del lavoro e l’interpretazione del § 16 comma 2 della Legge sull’orario di lavoro (ArbZG), i datori di lavoro sono tenuti a rilevare tutto l’orario effettivamente svolto dai dipendenti – ciò include anche i tempi che non possono essere fatturati ai clienti. È giuridicamente rilevante l’orario di lavoro oggettivo, non la sua utilizzabilità economica. Di conseguenza, devono essere documentate anche le quote apparentemente “improduttive”, come coordinamenti interni, formazione o tempi di preparazione. Il mancato adempimento di questo obbligo può comportare conseguenze giuslavoristiche come sanzioni pecuniarie e aumenta il rischio di contenziosi presso i tribunali del lavoro, ad esempio in caso di controversie sugli straordinari.

Quali conseguenze di responsabilità possono sorgere per le aziende da una gestione errata del tempo non fatturabile?

Le aziende che dichiarano erroneamente ai clienti il tempo non fatturabile come fatturabile, o omettono tali periodi nella rilevazione degli orari, si espongono a considerevoli rischi di responsabilità. Se, ad esempio, ai clienti viene addebitato indebitamente tempo non fatturabile, ciò può configurare il reato di truffa (§ 263 StGB). Invece, l’omissione di ore lavorative non fatturabili a danno dei propri dipendenti può comportare richieste risarcitorie, soprattutto in caso di mancato pagamento degli stipendi dovuti o di violazione del salario minimo (§ 612 BGB, § 1 MiLoG). Inoltre, violazioni degli obblighi di documentazione previsti dalla Legge sulle attestazioni (NachwG) e dalla Legge sull’orario di lavoro (ArbZG) possono essere sanzionate con multe.

Qual è l’influsso del tempo non fatturabile sulla cogestione da parte del consiglio aziendale?

Il consiglio aziendale ha, ai sensi del § 87 comma 1 n. 1 e n. 2 della Legge sulla costituzione aziendale (BetrVG), un diritto cogente di partecipazione nella definizione delle regole sull’orario di lavoro e nei sistemi connessi di rilevazione e retribuzione. L’attribuzione del tempo non fatturabile come orario di lavoro retribuito interessa pertanto regolarmente anche i diritti di partecipazione del consiglio aziendale, soprattutto se tali tempi influiscono su straordinari, conti ore flessibili o bonus. Gli accordi aziendali sulla rilevazione dell’orario di lavoro e la retribuzione dovrebbero disciplinare in modo preciso il trattamento del tempo non fatturabile, onde evitare conflitti e controversie legali.

Come va considerato giuridicamente il tempo non fatturabile nei contratti d’opera e nei contratti di servizi?

A differenza del contratto di lavoro subordinato, in cui è dovuta la prestazione lavorativa e non il risultato, la fatturabilità nel contratto d’opera e nei contratti di servizi dipende dagli accordi contrattuali. Ai sensi del § 631 BGB, il contratto d’opera prevede una retribuzione di norma collegata al risultato; i tempi dedicati all’eliminazione di difetti, alle rettifiche o ai tempi di attesa senza incarico del committente di regola non sono compensati separatamente. Nel contratto di servizi (§ 611 e ss. BGB), invece, è rilevante l’orario di lavoro, per cui anche le attività interne costituiscono in linea di principio base per il compenso, salvo diversi accordi. Si raccomanda pertanto una chiara definizione contrattuale dei tempi fatturabili e non fatturabili, per evitare futuri contenziosi.

Che ruolo ha il tempo non fatturabile nel contesto della cassa integrazione o dell’interruzione dell’attività dal punto di vista giuridico?

Se durante la cassa integrazione si verificano tempi non fatturabili, ad esempio perché i dipendenti non svolgono attività o svolgono attività ridotte per mancanza di incarichi, ciò è rilevante sotto il profilo giuslavoristico. Ai sensi del § 95 SGB III, la cassa integrazione è concessa solo per ore di lavoro effettivamente perse; attività interne, pur non direttamente rilevanti ai fini del fatturato, non costituiscono una completa interruzione dell’attività e quindi non danno diritto alla cassa integrazione. I datori di lavoro devono assicurarsi che durante la cassa integrazione non vengano svolti lavori pianificabili, altrimenti sono possibili richieste di rimborso della cassa integrazione o conseguenze penali.

Esistono particolarità fiscali o previdenziali nella gestione del tempo non fatturabile?

Ai fini fiscali e previdenziali, per il calcolo delle imposte sul reddito e dei contributi sociali è determinante esclusivamente l’orario di lavoro retribuito secondo il contratto, indipendentemente dal fatto che sia o meno fatturabile esternamente. Il tempo non fatturabile, ma retribuito, è quindi soggetto agli stessi obblighi fiscali e previdenziali di qualunque altro orario di lavoro. Non esistono disposizioni fiscali specifiche o regole esonerative applicabili al tempo non fatturabile. Solo nell’ambito delle spese di viaggio o dei rimborsi spese, i tempi non fatturabili possono talvolta rilevare ai fini fiscali, ma va valutato caso per caso.