Non-Equity Partner
Definizione e origine del termine Non-Equity Partner
Il termine Non-Equity Partner proviene dall’area linguistica anglosassone ed è spesso utilizzato in studi legali con orientamento internazionale o in grandi associazioni economiche. Tradotto, “Non-Equity Partner” significa “partner senza partecipazione al capitale”. Nel contesto degli studi legali il termine indica una persona che viene ufficialmente indicata come partner dello studio, ma che non detiene una partecipazione diretta al capitale sociale dello studio e perciò non è coinvolta nei suoi profitti o perdite.
Significato nel contesto dello studio legale: uso tipico e rilevanza
I Non-Equity Partner sono diffusi soprattutto in studi legali specializzati in diritto societario e spesso attivi a livello internazionale. La posizione si colloca gerarchicamente al di sopra dei classici consulenti legali dipendenti, counsel o senior associate, ma al di sotto dei cosiddetti Equity Partner (cioè partner con partecipazione al capitale).
La nomina a Non-Equity Partner riconosce di solito prestazioni straordinarie, lunga appartenenza allo studio o capacità di leadership. I Non-Equity Partner ricevono spesso una propria area di responsabilità, come la gestione di un team o di un gruppo di pratica. Essi rappresentano quindi una parte importante del management, senza però assumere il rischio d’impresa o la corresponsabilità imprenditoriale, come invece accade per gli Equity Partner.
Condizioni quadro: aspetti giuridici, organizzativi e culturali
Se e in quale forma siano previsti i Non-Equity Partner in uno studio legale, dipende dalla struttura societaria dello studio stesso, nonché dalla regolamentazione nazionale e dalle usanze culturali. In alcune giurisdizioni la partnership con partecipazione al capitale (Equity) è formalmente ben regolata, mentre il ruolo del Non-Equity Partner si basa soprattutto su accordi contrattuali. Il diritto di partecipazione e le competenze interne possono variare notevolmente a seconda dello studio.
Tipicamente un Non-Equity Partner non partecipa al rischio di responsabilità dello studio, ma in alcuni casi può disporre di maggiori diritti di partecipazione rispetto ai dipendenti. Dal punto di vista organizzativo, la posizione può rappresentare uno step intermedio verso la partnership completa – spesso come parte di un modello di carriera (“partner track”).
Dal punto di vista culturale, il ruolo può essere visto sia come obiettivo finale di carriera sia come tappa intermedia verso l’Equity Partner, a seconda delle dimensioni dello studio, della struttura e delle politiche interne.
Esempi pratici e scenari tipici
Negli studi legali internazionali di grandi dimensioni il ruolo di Non-Equity Partner è spesso ben consolidato. Uno scenario tipico è la promozione di un membro esperto del team, del cui posizionamento sul mercato, legame coi clienti e capacità di leadership si ha stima, al quale però (ancora) non vengono offerte quote societarie. I Non-Equity Partner assumono in parte la responsabilità dei mandati, rappresentano lo studio all’esterno e guidano progetti interni.
Un altro esempio sono posizioni specializzate in cui è richiesta capacità di leadership, ma non è prevista una partecipazione stabile alla struttura societaria dello studio. In questi casi la Non-Equity Partnership offre una soluzione per riconoscere e includere formalmente capacità ed esperienza.
Differenze rispetto a termini simili e possibili malintesi
Spesso c’è il rischio di confusione con altri termini come “Equity Partner” o “Counsel”. La differenza fondamentale risiede nella partecipazione al capitale dello studio:
- Equity Partner: Detengono quote del capitale sociale e assumono un rischio imprenditoriale. Partecipano agli utili e alle perdite e hanno di norma ampi diritti di partecipazione.
- Non-Equity Partner: Sono designati come partnerma non sono soci. Hanno uno stipendio più alto (spesso con regolamenti di bonus), ma non una partecipazione al capitale né rischio imprenditoriale.
- Counsel, Senior Associate o denominazioni simili: Questi ruoli sono generalmente ancora definiti come dipendenti e spesso non vengono ancora considerati parte della partnership.
Un malinteso molto diffuso è che il titolo di Non-Equity Partner sia sempre un passaggio obbligato verso la Equity Partnership. In realtà può anche rappresentare una posizione di carriera stabile.
Domande frequenti
Qual è la differenza fondamentale tra un Non-Equity Partner e un Equity Partner?La principale differenza è nella partecipazione al capitale e nella partecipazione a utili e perdite. I Non-Equity Partner non sono soci, mentre gli Equity Partner sì.Un Non-Equity Partner ha compiti di leadership?Spesso i Non-Equity Partner assumono incarichi direttivi e di leadership, ad esempio come capi squadra o nella gestione dei mandati. Tuttavia, il profilo esatto delle responsabilità varia a seconda dello studio.Il Non-Equity Partner è una posizione permanente?Il ruolo può essere strutturato sia come step di carriera verso la Equity Partnership sia come posizione permanente. Questo dipende dalla politica interna dello studio e dalla pianificazione personale di sviluppo.Come influisce il ruolo sullo stipendio?I Non-Equity Partner ricevono di solito uno stipendio base nettamente superiore rispetto ai professionisti dipendenti. La struttura salariale può prevedere regole di bonus, ma non è direttamente legata al risultato complessivo dello studio.Perché in alcuni studi esistono i Non-Equity Partner e in altri no?Il modello dipende dalle dimensioni dello studio, dal settore di attività, dal livello di internazionalizzazione e dalla struttura societaria scelta. In particolare, i grandi studi legali internazionali utilizzano questa tappa di carriera per lo sviluppo flessibile del personale.
Conclusione: Il ruolo di Non-Equity Partner rappresenta uno step di carriera riconosciuto e flessibile in molti studi legali moderni. Offre a colleghe e colleghi esperti riconoscimento, responsabilità direttive e nuove possibilità di sviluppo, senza richiedere una partecipazione imprenditoriale immediata. Il termine è pertanto particolarmente rilevante per candidatee candidatiin contesti di lavoro internazionali.
Domande frequenti
Qual è lo status giuridico di un Non-Equity Partner all’interno di uno studio legale?
Un Non-Equity Partner lavora di norma come dipendente o collaboratore autonomo presso uno studio legale, ma non come socio. Questo significa che in particolare non partecipa al capitale sociale e dunque non ha diritti di socio, come diritto di voto in assemblea o una partecipazione all’utile o alla perdita dello studio. Verso l’esterno un Non-Equity Partner può spesso apparire come partner grazie alla posizione e alle responsabilità attribuite, ma, a differenza di un Equity Partner, di norma non risponde personalmente per le obbligazioni dello studio. La concreta configurazione giuridica dipende fortemente dalla struttura dello studio e dagli accordi contrattuali sottostanti. Dal punto di vista del diritto del lavoro, egli è soggetto a un contratto di lavoro comprendente tutti i diritti di tutela di un dipendente (ad esempio tutela dal licenziamento, diritto alle ferie, obbligo di previdenza sociale) oppure, in caso di attività autonoma, a un contratto di prestazione d’opera. La denominazione “Partner” è principalmente una qualifica funzionale e di status e non una qualificazione giuridica formale ai sensi del diritto societario.
Quali particolarità giuslavoristiche si applicano ai Non-Equity Partner?
Poiché i Non-Equity Partner, di regola, non sono soci ma lavoratori in senso lato, si applicano le norme giuslavoristiche generali, salvo che abbiano il ruolo di collaboratori autonomi. Questo include soprattutto la tutela dal licenziamento ai sensi della L. sulla tutela contro i licenziamenti, diritto alle ferie, retribuzione durante la malattia e obblighi previdenziali. Nella pratica possono esistere forme miste, in cui il contratto di collaborazione prevede singole regole particolari (ad es. relativamente a componenti variabili della retribuzione o benefit contrattuali aggiuntivi). Per i Non-Equity Partner che svolgono l’attività in forma autonoma, di regola non si applicano i meccanismi di tutela previsti per i lavoratori subordinati, salvo che venga accertato un rapporto di lavoro fittizio. La qualificazione sul piano del diritto del lavoro dipende essenzialmente dagli accordi presi e dalla concreta configurazione contrattuale.
Quali regole di responsabilità si applicano ai Non-Equity Partner?
Un Non-Equity Partner, a differenza degli Equity Partner, in linea di principio non risponde personalmente delle obbligazioni dello studio poiché non figura come socio. La sua responsabilità si limita ad atti illeciti, in particolare a errori propri nell’attività professionale legale, tanto nel rapporto interno con lo studio quanto nel rapporto esterno con i clienti, per i quali di norma sussistono apposite assicurazioni di responsabilità civile. Un’estensione al patrimonio personale del Non-Equity Partner di norma non è prevista. Fa eccezione solo il caso in cui esistano specifici accordi contrattuali di responsabilità, oppure egli si sia presentato all’esterno esplicitamente come (co-)socio e da ciò derivi una responsabilità apparente.
Quali diritti di partecipazione spettano a un Non-Equity Partner?
Un Non-Equity Partner normalmente non ha diritti di partecipazione societaria, in quanto non possiede la qualifica di socio. Partecipa alle assemblee dei soci solo se ciò è espressamente previsto dal contratto di lavoro o da regolamenti interni; in mancanza della qualifica di socio, non dispone di diritto di voto nelle decisioni societarie. Il suo coinvolgimento nella direzione o amministrazione dello studio si limita di norma ai compiti e alle responsabilità delegate, come la gestione dei mandati o la direzione del personale. Su questioni di orientamento strategico o politica interna, deve generalmente contare su iniziativa e capacità di persuasione nell’ambito della comunicazione interna.
In che modo i Non-Equity Partner sono soggetti alle norme deontologiche della professione forense?
Anche i Non-Equity Partner sono pienamente soggetti alle disposizioni professionali e deontologiche della professione forense, in particolare della Bundesrechtsanwaltsordnung (BRAO), della Berufsordnung für Rechtsanwälte (BORA) e della Fachanwaltsordnung (FAO). Poiché agiscono come avvocati e forniscono consulenza ai clienti, sono vincolati agli stessi obblighi professionali previsti per gli altri avvocati: ciò comprende in particolare l’obbligo di riservatezza, il divieto di rappresentanza di interessi in conflitto, l’obbligo di formazione continua e le norme su pubblicità e presentazione esterna. Le violazioni di tali obblighi possono comportare sanzioni disciplinari indipendentemente dalla posizione societaria.
Quali diritti e doveri ha un Non-Equity Partner in materia di tutela dei clienti e concorrenza con altri studi?
I diritti e doveri di un Non-Equity Partner riguardo la tutela dei clienti e le limitazioni concorrenziali dipendono primariamente dall’accordo contrattuale con lo studio. Spesso i contratti contengono clausole di tutela dei clienti o divieti di concorrenza post-contrattuali, secondo cui il Non-Equity Partner è obbligato — durante e soprattutto dopo la cessazione del rapporto contrattuale — a non sottrarre clienti o entrare in concorrenza con lo studio. L’efficacia di tali clausole dipende dalla loro concreta redazione e dal rispetto dei requisiti legali, in particolare della liceità ai sensi degli artt. 74 e ss. HGB e delle norme deontologiche. In caso di violazione possono derivare richieste di risarcimento e, se previsto, penali contrattuali.
Come viene regolamentata legalmente la retribuzione di un Non-Equity Partner?
La retribuzione di un Non-Equity Partner non viene stabilita da regole di partecipazione agli utili nell’ambito del diritto societario, ma si basa su accordi contrattuali. Di norma sono previsti salari annuali fissi, spesso integrati da componenti variabili legate alle prestazioni (ad esempio, bonus, quote di successo per i mandati, partecipazione al fatturato) disciplinate dettagliatamente nel contratto di lavoro o di collaborazione. Dal punto di vista giuridico, si applicano le norme generali di diritto del lavoro e civile sui contratti di prestazione d’opera; ciò comprende in particolare i principi di trasparenza, equità, nonché norme fiscali e previdenziali (ad esempio ritenuta fiscale, obbligo contributivo). Tutti i premi e benefit aggiuntivi, come previdenza o auto aziendale, devono essere anch’essi disciplinati contrattualmente.