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Cultura del feedback

Cultura del feedback

Definizione e origine del termine cultura del feedback

La cultura del feedback indica il dare e ricevere feedback in modo sistematico, rispettoso e professionale all’interno di un’organizzazione. Essa comprende sia le modalità con cui viene espresso il feedback costruttivo, sia l’accettazione e la gestione dei riscontri a tutti i livelli. Originariamente, il termine “feedback” proviene dalle scienze naturali e dalla cibernetica; in senso traslato, si è affermato a partire dagli anni ’70 nel contesto della comunicazione, della gestione aziendale e dello sviluppo del personale.

Una cultura del feedback ben sviluppata si contraddistingue per trasparenza, apertura e sostegno reciproco. Non si riferisce solo ai singoli colloqui di feedback, ma costituisce una parte fondamentale della vita quotidiana nelle organizzazioni come gli studi legali.

Rilevanza per la cultura di studio e la leadership

All’interno degli studi legali, la cultura del feedback riveste un ruolo di primo piano nella strutturazione della collaborazione e nell’azione di leadership. Poiché il lavoro quotidiano è spesso caratterizzato da compiti complessi, gestione dei mandati e obiettivi personali, il feedback costruttivo contribuisce allo sviluppo professionale e personale dei collaboratori.

I responsabili sono chiamati non solo a fornire feedback, ma anche a raccoglierlo dal team e ad utilizzarlo come stimolo per miglioramenti e innovazioni. Processi di feedback aperti promuovono la trasparenza, rafforzano la fiducia e consentono un chiarimento immediato delle aspettative e degli obiettivi.

Nella cultura dello studio, la cultura del feedback rappresenta un elemento fondamentale: influenza il modo in cui vengono integrati nuovi colleghi, condotti i colloqui di sviluppo e affrontati temi quali impegno, soddisfazione lavorativa e motivazione.

Evoluzioni storiche e attuali

In passato, il feedback negli studi legali era fortemente improntato alla gerarchia, spesso associato a colloqui programmati periodicamente e a valutazioni unilaterali delle prestazioni. Negli ultimi anni, il modo di intendere il feedback è cambiato: grazie a nuovi modelli lavorativi, gerarchie più piatte e alle aspettative delle nuove generazioni, oggi si privilegia uno scambio continuo e orientato al dialogo.

Strumenti digitali, corsi di formazione sul feedback e modalità di comunicazione flessibili permettono oggi un riscontro tempestivo, accessibile e strutturato. Anche nei team parzialmente virtuali e nella collaborazione da remoto, i processi di feedback acquisiscono sempre più importanza.

Impatto su collaborazione, comunicazione e clima di lavoro

Una cultura del feedback vissuta concretamente ha effetti immediati e duraturi sulla collaborazione. Favorisce una comunicazione aperta, riduce i malintesi e sostiene lo scambio di conoscenze ed esperienze. Numerosi studi dimostrano che feedback regolari e approfonditi aumentano la soddisfazione lavorativa e rafforzano il legame con lo studio legale.

Allo stesso tempo, il feedback costruttivo crea uno spazio per un miglioramento continuo – sia a livello individuale che di squadra. I conflitti vengono riconosciuti più rapidamente e possono essere affrontati tempestivamente, con un beneficio complessivo per il clima lavorativo.

Riferimento ai percorsi di carriera e alle responsabilità di leadership

Per i neolaureati e chi è alle prime armi, una cultura del feedback ben sviluppata offre la possibilità di riconoscere precocemente i propri punti di forza e le aree di miglioramento. I feedback regolari facilitano l’inserimento, supportano l’integrazione e permettono uno sviluppo personale mirato.

Con la crescita dell’esperienza professionale e delle responsabilità, aumenta anche l’importanza di fornire feedback e di richiederlo quando necessario. Per i responsabili è compito centrale strutturare i processi di feedback, promuovere i collaboratori e incarnare una cultura costruttiva dell’errore e dell’apprendimento.

Una pratica solida di feedback può quindi contribuire in modo determinante al proprio percorso di carriera – sia in termini di opportunità di crescita, assunzione di nuovi compiti o trasparenza rispetto a obiettivi ed aspettative.

Opportunità e sfide nell’implementazione

Opportunità

  • Miglioramento della collaborazione, della motivazione e della disponibilità all’impegno
  • Più rapido sviluppo personale e professionale
  • Rafforzamento della fiducia e identificazione con la cultura dello studio
  • Individuazione precoce di conflitti e potenziali di ottimizzazione
  • Adattamento a esigenze dinamiche e processi di cambiamento

Sfide

  • Superare le gerarchie o le riserve esistenti
  • Sviluppare uno stile comunicativo costruttivo e rispettoso
  • Garantire una pratica regolare e sistematica del feedback
  • Sensibilizzare alla gestione di critiche e lodi
  • Impegno di tempo per i colloqui di feedback nella quotidianità dello studio

L’implementazione riuscita e duratura di una cultura del feedback richiede una comprensione condivisa e l’impegno a tutti i livelli dell’organizzazione.


Domande frequenti sulla cultura del feedback

Cosa si intende per feedback? Il feedback comprende riscontri sui risultati del lavoro, sul comportamento, sulla collaborazione o sullo stile comunicativo. Può includere sia aspetti positivi che spunti per possibili miglioramenti.Come posso formulare un feedback in modo costruttivo? Il feedback costruttivo si basa su situazioni concrete, rimane obiettivo e rispettoso. È utile descrivere osservazioni ed effetti e, se necessario, cercare soluzioni insieme.Chi è responsabile del feedback? Il feedback è una responsabilità condivisa tra tutti i membri del team. I responsabili portano un’onere particolare, ma possono e devono ricevere anch’essi feedback dai propri collaboratori.Come posso, come neolaureato o neolaureata, ottenere feedback? Chiedere attivamente, confronti regolari e colloqui aperti con colleghi o responsabili sono modalità consolidate per ottenere un feedback differenziato.Che ruolo ha il feedback nel processo di selezione? Già in fase di selezione, i riscontri sui documenti o durante il colloquio possono fornire indicazioni per lo sviluppo personale e dare un’impressione della modalità di comunicazione all’interno dello studio.


Una cultura del feedback vissuta è la base per una collaborazione di fiducia, apprendimento continuo e per lo sviluppo personale e professionale in uno studio legale. Sostiene i collaboratori di ogni livello di esperienza nell’esprimere al meglio il proprio potenziale e affrontare insieme compiti impegnativi.

Domande frequenti

1. In quale misura i datori di lavoro sono legalmente obbligati a condurre colloqui di feedback con i collaboratori?

In Germania non esiste un obbligo legale generale per i datori di lavoro di condurre colloqui di feedback regolari al di fuori delle situazioni previste dalla legge (es. durante il periodo di prova o nell’ambito di procedure di valutazione nei servizi pubblici) con i collaboratori. L’obbligo può derivare da contratti collettivi, accordi aziendali o dal singolo contratto di lavoro. Inoltre, può instaurarsi una prassi aziendale, se i colloqui di feedback vengono concessi regolarmente e senza riserve per un periodo prolungato, dalla quale i collaboratori possono far valere corrispondenti diritti. Il feedback è giuridicamente rilevante in particolare nella documentazione di prestazioni e comportamenti, utilizzabile ad esempio nell’ambito di misure lavoristiche quali ammonimenti o licenziamenti. Per quanto riguarda colloqui di feedback carenti o mancanti, di regola non esiste un diritto autonomo al risarcimento del danno o a colloqui sostitutivi, a meno che non ne derivino comprovate discriminazioni rilevanti ai sensi dell’AGG o di altre leggi di tutela.

2. Quali requisiti di protezione dei dati devono essere rispettati durante lo svolgimento e la verbalizzazione dei colloqui di feedback?

Nella raccolta, memorizzazione e trattamento di dati personali nell’ambito dei colloqui di feedback si applica il Regolamento generale sulla protezione dei dati (GDPR) nonché la Legge federale sulla protezione dei dati (BDSG). Il datore di lavoro può trattare solo quei dati personali che sono necessari per l’esecuzione del rapporto di lavoro (§ 26 BDSG). Tra essi rientrano ad esempio valutazioni delle prestazioni, potenzialità di sviluppo o accordi documentati derivanti dai colloqui di feedback. Ogni trattamento deve rispettare il principio della finalità, minimizzazione dei dati e trasparenza. I collaboratori devono essere informati, ai sensi dell’art. 13 GDPR, sulla natura, quantità e scopo della raccolta di dati, al più tardi al momento della raccolta stessa. I verbali devono essere protetti contro accessi non autorizzati e solo persone autorizzate (ad es. superiori diretti o risorse umane) vi possono accedere. Alla cessazione del rapporto di lavoro, i dati devono essere cancellati a meno che non sussistano obblighi di conservazione previsti dalla legge.

3. I collaboratori possono chiedere che i contenuti negativi del feedback vengano rimossi dal fascicolo personale?

I collaboratori hanno fondamentalmente il diritto che le informazioni nel loro fascicolo personale siano corrette, pertinenti e proporzionate. Il feedback negativo può essere conservato solo se si basa su fatti rilevanti per il rapporto di lavoro e se l’interesse legittimo del datore di lavoro prevale. Ai sensi del § 83 comma 2 Betriebsverfassungsgesetz (BetrVG), i collaboratori possono chiedere la rimozione di annotazioni inesatte, irrilevanti o obsolete. In caso di controversia sull’attribuzione o correttezza di un feedback, i dipendenti possono presentare una controreplica, che deve essere inserita in modo permanente nel fascicolo personale. In caso di rifiuto del datore di lavoro, il diritto alla rimozione o alla correzione può essere fatto valere anche in sede giudiziaria (tribunale del lavoro).

4. È consentito fare affermazioni sulla vita privata dei collaboratori durante i colloqui di feedback?

Il datore di lavoro è legalmente obbligato a rispettare i diritti della personalità dei collaboratori (§ 75 comma 2 BetrVG, art. 1 e 2 GG). Affermazioni o valutazioni sulla vita privata sono di norma vietate, a meno che non abbiano un riferimento concreto e rilevante con il rapporto di lavoro (ad es. in caso di violazioni della lealtà con conseguenze lavoristiche). Il feedback deve riguardare esclusivamente aspetti legati al lavoro, come la prestazione, il comportamento in ufficio o il raggiungimento degli obiettivi. Se i superiori oltrepassano questi limiti, ciò può essere considerato un’invasione del diritto generale alla personalità e, in tal caso, può comportare richieste di risarcimento o inibitoria, nonché giustificare un reclamo al comitato aziendale o il coinvolgimento del responsabile federale per la protezione dei dati.

5. In che misura il consiglio aziendale deve essere coinvolto nei colloqui di feedback?

Ai sensi del § 87 comma 1 n. 1 e n. 6 BetrVG, il consiglio aziendale ha diritto di cogestione in materia di ordine aziendale e di comportamento dei lavoratori, nonché nell’introduzione e applicazione di strumenti tecnici atti a monitorare il comportamento o le prestazioni dei dipendenti. Se i colloqui di feedback vengono introdotti in modo standardizzato o sono oggetto di registrazione strutturata (ad es. mediante strumenti digitali o moduli di valutazione standardizzati), il consiglio aziendale deve essere necessariamente coinvolto. Lo stesso vale se i colloqui sono collegati a misure di controllo delle prestazioni o a sistemi di valutazione. Colloqui singoli e informali, che non prevedono una documentazione duratura o un monitoraggio sistematico delle prestazioni, invece, non sono soggetti a cogestione.

6. Quali conseguenze giuridiche possono esserci per i responsabili in caso di colloquio di feedback non adeguato?

Se i responsabili conducono colloqui di feedback in modo contrario alle normative di diritto del lavoro, della privacy o dei diritti della personalità – ad esempio con affermazioni improprie, discriminatorie o diffamatorie oppure con raccolta illecita di dati – possono incorrere in conseguenze lavoristiche come ammonimento, trasferimento o, nei casi più gravi, anche licenziamento. Inoltre i collaboratori interessati possono far valere diritti civili come inibitoria, ritiro, risarcimento danni o risarcimento morale ai sensi del § 823 BGB o § 15 AGG. In caso di violazione delle norme sulla privacy, possono essere comminate anche sanzioni amministrative secondo il GDPR. Ulteriori violazioni possono avere rilievo disciplinare, specialmente nel pubblico impiego.

7. Il feedback obbligatorio nell’ambito delle valutazioni delle prestazioni è ammissibile dal punto di vista legale?

I datori di lavoro hanno in linea di principio il diritto di effettuare valutazioni delle prestazioni e di giudicare il lavoro e il comportamento dei collaboratori, purché tali valutazioni si basino su criteri oggettivamente verificabili. I colloqui di feedback o valutazione obbligatori sono ammissibili, purché siano privi di discriminazioni (cfr. AGG) e nel rispetto dei diritti della personalità delle persone valutate. I criteri devono essere trasparenti, documentabili e validi allo stesso modo per tutti i collaboratori. Il consiglio aziendale e, se del caso, quello del personale devono essere coinvolti nell’implementazione di questi sistemi ai sensi del § 94 BetrVG o § 75 BPersVG. I collaboratori hanno diritto a visionare la propria valutazione e, in caso di divergenze, a presentare una controreplica. Le valutazioni non devono essere arbitrarie o usate sistematicamente in maniera pregiudizievole.