Attività giuridica accessoria
Definizione e significato
Il termine “attività giuridica accessoria” indica, in generale, un’attività con rilevanza giuridica svolta in aggiunta a un impiego principale o nell’ambito della formazione. Nel contesto dello studio del diritto o durante il periodo di tirocinio, si tratta solitamente di lavori secondari o attività a ore che permettono di acquisire conoscenze pratiche nell’ambiente di studi legali, aziende o istituzioni. L’obiettivo è applicare le conoscenze teoriche acquisite durante gli studi e acquisire le prime esperienze lavorative.
Collocazione nel processo di candidatura
Rilevanza per l’ingresso nella professione
Le informazioni relative a un’attività giuridica accessoria sono spesso richieste durante il processo di candidatura. Servono da indicatore dell’esperienza pratica e dell’impegno della candidata o del candidato. Mentre qualifiche formali come studi ed esami costituiscono la base, attività accessorie selezionate con cura valorizzano i documenti di candidatura e forniscono informazioni sul modo di lavorare, senso di responsabilità e competenze già acquisite.
Ruolo nella candidatura per una posizione presso uno studio legale
Nelle candidature per una posizione in uno studio legale vengono spesso richieste informazioni sulle precedenti attività con riferimento legale. Indicare lavori accessori appropriati evidenzia la preparazione pratica rispetto alle esigenze della vita lavorativa. Queste informazioni possono essere decisive per un invito a un colloquio, poiché solitamente facilitano l’inserimento e dimostrano la capacità di applicare le conoscenze teoriche.
Requisiti e aspettative dal punto di vista del datore di lavoro
Aspettative di contenuto e formali
Per i datori di lavoro, nell’ambito di un’attività giuridica accessoria è importante che emerga chiaramente in che modo l’attività abbia contribuito allo sviluppo di competenze professionali e metodologiche. I criteri spesso presi in considerazione sono, ad esempio:
- Attinenza a questioni giuridiche
- Grado di responsabilità nell’ambito dell’attività
- Ampiezza delle mansioni svolte in autonomia
- Durata e continuità dell’impiego
- Collaborazione su mandati, ricerche o atti giudiziari
Inoltre, di solito si attribuisce importanza a una presentazione trasparente e veritiera dell’attività accessoria nel curriculum e, se necessario, nella lettera motivazionale.
Soft skills e competenze personali
Le attività accessorie con un focus giuridico vengono valutate anche in relazione a capacità sociali e personali. Tra queste rientrano, ad esempio, il lavoro di squadra, l’iniziativa personale, l’organizzazione e la disponibilità ad assumersi responsabilità.
Tipici fraintendimenti o interpretazioni errate
Distinzione rispetto ad altri ambiti lavorativi
Un fraintendimento comune consiste nel considerare qualsiasi attività svolta presso un datore di lavoro del settore legale come attività giuridica accessoria. Non ogni attività ausiliaria studentesca o amministrativa in uno studio legale deve essere automaticamente classificata come attività giuridica accessoria, soprattutto se non vi è stato alcun coinvolgimento sostanziale in questioni giuridiche.
Sopravvalutazione della significatività
Talvolta l’importanza delle attività accessorie nel processo di candidatura viene sopravvalutata. Sono un elemento aggiuntivo importante, ma non sostituiscono una solida formazione accademica e buoni risultati universitari. Occorre inoltre considerare che una molteplicità di attività brevi o molto variabili non è necessariamente percepita positivamente.
Suggerimenti pratici per le candidate e i candidati
- Trasparenza nel curriculum: Descriva l’ambito delle attività svolte in modo chiaro e sintetico (ad esempio, “Collaborazione a ricerche su sentenze in diritto civile” invece di “Attività pratica in uno studio legale”).
- Sottolineare la rilevanza: Evidenzi in che modo l’attività accessoria svolta offre un valore aggiunto per la posizione desiderata.
- Evidenziare la continuità: Impieghi più lunghi o mansioni di responsabilità influenzano spesso positivamente la valutazione della Sua candidatura.
- Mantenere l’onestà: Sia preciso nella descrizione; rappresentazioni esagerate o informazioni poco chiare possono avere effetti negativi nel colloquio.
- Preparazione alle domande di approfondimento: Sia pronto a spiegare in dettaglio la Sua attività accessoria durante il colloquio e, se necessario, a fornire esempi della Sua esperienza.
Domande frequenti (FAQ)
Cosa rientra tra le attività giuridiche accessorie?
Sono considerate attività giuridiche accessorie quelle in cui le questioni giuridiche sono centrali. Ne fanno parte incarichi come la collaborazione alla redazione di atti, la ricerca di fatti giuridicamente rilevanti o il supporto nella gestione dei mandati. Le attività di natura puramente amministrativa senza contenuti giuridici non vi rientrano.
Un’attività giuridica accessoria è un requisito per candidarsi presso uno studio legale?
Non è un requisito indispensabile, ma migliora le possibilità di successo, specialmente negli studi più prestigiosi. L’esperienza pratica è generalmente valutata molto positivamente.
Ogni attività accessoria nel settore legale deve essere indicata?
È consigliabile elencare nel curriculum o nella lettera di candidatura solo quelle attività che hanno un evidente collegamento con le competenze richieste per la posizione desiderata.
Possono le attività di assistente alla ricerca presso un’università o nell’ambito di un progetto scientifico essere considerate attività giuridiche accessorie?
Sì, se l’attività ha contenuti giuridici, ad esempio supporto a ricerca, docenza o pubblicazioni nell’ambito giuridico.
Quanto dettagliatamente dovrebbero essere descritte le attività giuridiche accessorie nel curriculum?
Una descrizione precisa ma sintetica delle mansioni principali è sufficiente. Se necessario, nella lettera di presentazione si possono evidenziare aspetti particolarmente importanti.
Questo articolo offre una panoramica sull’attività giuridica accessoria e aiuta candidate e candidati a inquadrare meglio la terminologia e il significato nel processo di candidatura presso studi legali e aree di lavoro affini.
Domande frequenti
L’attività giuridica accessoria deve essere comunicata al datore di lavoro o da questo autorizzata?
La necessità di comunicare un’attività giuridica accessoria al datore di lavoro o di ottenerne l’autorizzazione dipende in primo luogo dal contratto di lavoro o di servizio e dalle relative disposizioni di legge. Ai sensi del § 3 comma 4 TVöD e dei relativi regolamenti nel diritto pubblico, per i dipendenti e i funzionari pubblici è generalmente richiesta una preventiva comunicazione scritta, e talvolta una specifica autorizzazione. Nel rapporto di lavoro privato, in linea di principio, non sussiste un obbligo generale di comunicazione o autorizzazione, purché l’attività accessoria non costituisca concorrenza, non incida sugli obblighi principali di tempo e rendimento, e non violi accordi contrattuali o collettivi. In certi settori o in presenza di interessi aziendali sensibili, tale obbligo può derivare da obblighi accessori contrattuali (§ 241 comma 2 BGB). L’omessa comunicazione o l’esercizio non autorizzato dell’attività accessoria può comportare conseguenze disciplinari, come un richiamo o, in caso di recidiva, anche licenziamento.
Esistono limiti temporali o di contenuto per le attività giuridiche accessorie?
Per quanto riguarda il carico di lavoro, la legge sull’orario di lavoro (§ 3 ArbZG) prevede che, in caso di più rapporti di lavoro (anche giuridici), non si possa superare il limite massimo di 48 ore settimanali. Se l’attività accessoria compromette gli obblighi principali contrattuali, ad esempio a causa di stanchezza, perdita di concentrazione o sovrapposizioni di appuntamenti, il datore di lavoro può intervenire. Dal punto di vista del contenuto, le attività accessorie non devono violare prescrizioni di legge, contrattuali o deontologiche (ad es. § 45 BRAO, § 57 StBerG) e non devono rappresentare concorrenza diretta verso il datore di lavoro. Determinate attività che comportano conflitti di interessi o coinvolgono dati/informazioni sensibili possono essere vietate.
In quali casi un’attività giuridica accessoria è considerata non consentita?
Un’attività giuridica accessoria è in linea di principio non consentita se viola il divieto di concorrenza (§ 60 HGB per dirigenti, § 62 HGB per procuratori, § 112 GewO, diritto della concorrenza in generale), clausole contrattuali di divieto o restrizione, o norme collettive. Anche la legge per la regolamentazione dello status dei funzionari negli Stati federati (BeamtStG §§ 40 ss.) o la normativa regionale pongono limiti rigorosi alle attività accessorie dei giuristi nel pubblico impiego. Sono inoltre vietate attività che violano il diritto penale, la deontologia professionale o i principi etici, oppure che mettono a rischio l’integrità del rapporto di lavoro principale.
I redditi derivanti da attività giuridiche accessorie sono trattati fiscalmente in modo diverso?
I redditi derivanti da attività giuridiche accessorie sono generalmente considerati, dal punto di vista fiscale, come redditi da lavoro autonomo (§ 18 EStG) oppure, in caso di impiego secondario, come redditi da lavoro dipendente (§ 19 EStG). Sono in linea di massima soggetti a tassazione e devono essere riportati nella dichiarazione dei redditi. Se per lo svolgimento dell’attività accessoria risultano spese professionali, ad esempio materiali di lavoro, costi di formazione o spese di viaggio, queste possono essere riconosciute come spese deducibili purché chiaramente riconducibili all’attività accessoria. Possono applicarsi esenzioni particolari, come quella per i collaboratori sportivi (§ 3 n. 26 EStG), che tuttavia spesso non è rilevante per le attività giuridiche classiche. Gli obblighi fiscali sussistono anche per quanto riguarda la possibile IVA in caso di attività imprenditoriale.
Per i giuristi che svolgono un’attività accessoria vale un dovere speciale di riservatezza?
I giuristi sono soggetti a rigorosi obblighi di riservatezza professionale, ad esempio in base al § 43a comma 2 BRAO per gli avvocati o al § 203 StGB per chi detiene segreti professionali. Questo vale anche per l’attività accessoria. La violazione dell’obbligo di riservatezza può comportare conseguenze disciplinari e penali. Anche nel rapporto tra impiego principale e secondario va fatto in modo che non vengano illecitamente utilizzati segreti aziendali o commerciali del datore di lavoro principale (§ 17 UWG). Lo svolgimento di due attività giuridiche può generare conflitti di interesse, ad esempio quando sono coinvolti mandati o parti contrapposte, situazione che richiede prudenza e verifica separata.
È necessaria una polizza di responsabilità civile per le attività giuridiche accessorie?
Se, nell’ambito dell’attività giuridica accessoria, viene svolta consulenza autonoma o libero-professionale, a seconda della categoria professionale è obbligatoria una polizza di responsabilità professionale personale (vedi § 51 BRAO per gli avvocati). Nelle attività accessorie svolte da dipendenti, normalmente risponde dapprima il datore di lavoro, salvo dolo o colpa grave. Molte organizzazioni professionali (ad es. ordini forensi) richiedono la prova di un massimale assicurativo adeguato. Nel caso di attività di pura ricerca o giornalismo non esiste un obbligo, ma una copertura assicurativa è consigliata se sussistono rischi professionali.
Quali sono le conseguenze giuslavoristiche di un’attività giuridica accessoria non autorizzata?
L’esercizio di un’attività giuridica accessoria senza la necessaria comunicazione o autorizzazione o in violazione di un espresso divieto contrattuale o normativo può portare a un richiamo e – soprattutto in caso di recidiva o violazioni gravi – anche a un licenziamento ordinario o straordinario del rapporto di lavoro principale. Possono inoltre sorgere diritti al risarcimento danni da parte del datore di lavoro se quest’ultimo subisce un danno concreto per la mancata autorizzazione (ad esempio, violazione contrattuale, concorrenza sleale). Funzionari e dipendenti pubblici rischiano provvedimenti disciplinari. Inoltre, può essere avviato un procedimento disciplinare deontologico in caso di violazione degli obblighi professionali.